committenza livornese per De Paoli

Una nuova committenza “livornese” per lo scultore pavese De Paoli

Realizzerà un altorilievo in memoria del pittore avanguardista Voltolino Fontani

Una nuova committenza “livornese” per lo scultore pavese De Paoli

Una nuova prestigiosa committenza livornese è stata richiesta allo scultore pavese Antonio De Paoli. Maria Grazia Fontani, figlia dello scomparso pitto-re Voltolino Fontani di Livorno (1920.1976) ha chiesto a De Paoli, dopo aver visionato la sua opera scultorea alla sede della Guardia Costiera di Livorno, un monumento a ricordo della “poetica” del padre. Voltolino Fontani è stato un pittore avanguardista, fondatore del movimento Eaista (insieme al pittore Angelo Siria Pellegrini, al pittore e poeta Marcello Landi, al pittore Aldo Neri e al pittore e filologo Guido Favati) teso a esorcizzare la “paura atomica” degli anni ’50 e ’60 e basato su uno stile pittorico nuovo incentrato su pennellate geometriche con colori accesi decisi.

Per De Paoli, dunque, una nuova sfida, trattandosi di un intento singolare: rappresentare la pittura con la scultura.

Antonio De Paoli ha studiato nel dettaglio la pittura di Fontani e, tra le tante significative opere, ha scelto come riferimento “Apocalisse”. E’ un quadro rappresentante una figura umana con le braccia tese che ferma un’orda di scheletri. Un parallelismo interessante, considerato che il quadro è stato dipinto da Fontani in piena Guerra Fredda e viene riproposto oggi in forma scultorea nel periodo in cui altre paure (leggi l’emergenza sanitaria) stanno attanagliando e imbavagliando l’uomo co-stretto a lottare contro gli “scheletri” di questa terribile Pandemia.

Il monumento che De Paoli realizzerà sarà collocato accanto alla scuola dove Voltolino Fontani insegnava pittura. la richiesta per lo spazio e l’installazione al Comune di Livorno è già stata inoltrata. E l’artista pavese si è già messo al lavoro disegnando un bozzetto dell’opera e realizzandone un modellino in scala (in resina). L’idea è scaturita in questo 2020 poiché proprio quest’anno ricorre l’anniversario della nascita dí Fontani: la figlia e lo stesso De Paoli sottolineano, tuttavia, che non si tratta di un monumento funebre quanto di un “inno” alla sua poetica pittorica che possa sensibilizzare i livornesi e tutti coloro che lo ammireranno. Una committenza prestigiosa per Antonio De Paoli, chiamato a omaggiare un protagonista dell’arte figurativa livornese del Novecento. L’opera, una volta realizzata, sarà un altorilievo, montato su un supporto indipendente e, come detto, farà mostra di se davanti a una scuola nel centro di Livorno.

Nonostante il perdurante periodo di lockdown e di limitazioni l’arte di De Paoli va oltre ì cardini materiali torna, caso singolare, proprio a Livorno; un’altra coincidenza si lega a questa vicenda, la figlia di Voltolino Fontani ha abitato per alcuni anni a Voghera. altra città che vede spiccare in uno spazio pubblico una scultura realizzata da Antonio De Paoli ovvero la statua dedicata all’indimenticato pugile vogherese Giovanni Parisi.

di Matteo Ronzini

Fonti: Il Ticino 27 novembre 2020

apocalisse di Fontani nella scultura di Antonio De Paoli

L’Apocalisse del ’55 diventa una scultura

L’Apocalisse del ’55 diventa una scultura

Il celebre artista pavese per la seconda volta a Livorno a reinterpretare il quadro di Voltolino Fontani  – Apocalisse

Trasferta per Antonio De Paoli

Sarà la seconda opera a Livorno dell’artista pavese Antonio De Paoli. Dopo il monumento alla Guardia costiera installato nel maggio 2019 a conclusione di un lungo iter durato 5 anni, la prossima realizzazione sarà un omaggio alla pittura in generale e in particolare all’artista livornese Voltolino Fontani, del quale’ quest’anno ricorre il centenario della nascita.

«Sono stato contattato in estate dalle figlie, presidente e vicepresidente dall’associazione Archivio Voltolino Fontani – racconta l’artista pavese di fama internazionale – che mi hanno commissionato questa opera, per la quale sono ancora in corso le pratiche col Comune di Livorno per l’individuazione dello spazio dove verrà posizionata, nelle intenzioni un luogo comunque significativo della città».

Difficoltà nel creare una scultura per rappresentare la poetica figurativa di un pittore? «Mi piacciono le sfide – risponde De Paoli – ed è stato affascinante riscoprire l’opera del pittore per dare vita tridimensionale a quello che è considerato un po’ il manifesto dell’artista, esponente post-espressionista. Il quadro si intitola Apocalisse, del 1955, rappresenta una figura umana che cerca di resistere alla furia distruttiva dei cavalieri dell’Apocalisse, raffigurati tradizionalmente come scheletri. Ed è un po’ espressione dell’angoscia di quel periodo storico, per i timori di un’imminente guerra nucleare. Ho trovato un parallelismo con le attuali angosce per la pandemia.

Come sarà l’installazione? «Per ora ho realizzato un bozzetto in scala, perché le dimensioni saranno da valutare quando sarà deciso il posizionamento. Si tratta di un altorilievo, in bronzo e acciaio corten. Abbiamo optato per questa scelta perché comunque non voleva essere una statua commemorativa, ma un’opera celebrativa della poetica figurativa dell’artista».

di Stefano Zanette

Fonti: IL GIORNO del 22 novembre 2020 – edizione LODI CREMA PAVIA

Apocalisse di Fontani nella scultura di Antonio De Paoli

Leggi sul sito di IL GIORNO

Francesco a Piandarca

Presentazione del progetto di Francesco a Piandarca

San Francesco a Piandarca – Presentazione del progetto della statua ed altare presso la Sala Stampa del Sacro Convento di Assisi

Francesco a Piandarca è un progetto di valorizzazione del luogo dove il Santo predico agli uccelli creando un Santuario all’aperto. Il sogno è allocare una statua in bronzo e un altare in pietra dove celebrare riti religiosi o dove poter semplicemente respirare e ammirare la bellezza della natura.

presentazione del progetto Francesco a Piandarca - sala stampa

Francesco a Piandarca - Antonio De Paoli e il bozzetto vincitore

Francesco a Piandarca - messaggio di padre Fortunato

Francesco a Piandarca -premiazione del vincitore

Guarda il video spot del progetto

Vedi il sito ufficiale del progetto

statua di San Francesco a Piandarca

Un artista pavese nelle terre di San Francesco. Contribuirà al sogno di un Santuario all’aperto

Un artista pavese nelle terre di San Francesco. Contribuirà al sogno di un Santuario all’aperto

PAVIA

«Parte il progetto Piandarca». Domani nella sala stampa del Sacro convento di Assisi, verrà illustrato «il sogno di realizzare un Santuario all’aperto nel luogo memorabile ove il Santo più amato predicò agli uccelli», anticipa la locandina dell’evento.

Tra i relatori, insieme ad autorità e amministratori civili e religiosi, ci sarà l’artista pavese Antonio De Paoli, vincitore del con-corso internazionale del Santuario all’aperto, come aveva anticipato a Il Giorno nel 2017.

«Sono passati due anni e mezzo – ammette De Paoli – e siamo ancora alla presentazione, perché per la realizzazione i tempi sono ancora da definire. Ma i tempi so-no necessariamente lunghi per simili, ambiziosi progetti. E devo ammettere che per me queste opere rappresentano tutta la mia aspettativa e passione». Opere, al plurale, perché lo stesso artista pavese si era aggiudicato entrambi i lotti del concorso internazionale, uno per la statua e uno per l’altare.

«La statua di San Francesco è in bronzo – spiega l’artista – e come l’altare, invece in pietra, non avranno basamenti. Poggeranno su plinti sottoterra, per dare l’impressione di essere collocati sul terreno. Per l’altare ho usato il concetto michelangiolesco della forma, in questo caso quella degli uccelli, che fuoriesce dalla materia, mentre la figura del Santo l’ho immaginata come un collegamento tra la terra e il cielo, quasi in punta di piedi e con le braccia alzate».

di Stefano Zanette

Fonti:  Il Giorno – Crema Lodi Pavia 25/06/2020

San Francesco A Cannara

A Cannara la statua di San Francesco e l’altare nella chiesa a cielo aperto realizzati dallo scultore pavese Antonio De Paoli

Nel luogo mistico della predica del Santo agli uccelli. De Paoli ha vinto il concorso internazionale indetto dall’Ordine Francescano

A Cannara la statua di San Francesco e l’altare nella chiesa a cielo aperto realizzati dallo scultore pavese Antonio De Paoli

Un altare e una statua nella “Chiesa a cielo aperto” a Piandarca di Cannara (in provincia di Perugia, a pochi km da Assisi), il luogo mistico della predica agli uccelli di S. Francesco D’Assisi. Li realizzerà lo scultore pavese Antonio De Paoli (classe 1966, formatosi all’Accademia di Brera e autore di numerose opere di portata nazionale e internazionale) che è risultato vincitore di un con-corso internazionale al quale hanno partecipato più di 200 artisti.

Il progetto prese corpo 5 anni fa, forte-mente voluto da una molteplicità di attori: la città di Assisi, il Comune di Cannara, la Diocesi di Assisi e l’Ordine Francescano dell’Umbria. Fu realizzata una grande “Tau” a sancire la nascita di una chiesa a cielo aperto (l’area sacra fu sorvola-ta da Papa Francesco in elicottero nella sua visita ad Assisi di tre anni fa): fu indetto poi un concorso internazionale per dotare questa chiesa di una statua di S. Francesco e di un altare.

“Venerdì 26 giugno”, spiega Antonio De Paoli, “alle ore 11.00 si terrà, al Sacro Convento di Assisi, la presentazione del progetto con l’avvio della raccolta fondi in tutto il mondo. Saranno presenti mons. Domenico Sorrentino Vescovo di Assisi e padre Enzo Fortunato. Successivamente mi metterò al lavoro per la realizzazione dell’altare prenderà forma a Carrara, la statua di S. Francesco in bronzo nel mio studio a Corvino S. Quirico. Le due opere saranno poi trasportate sul posto e si terrà l’inaugurazione ufficiale”.

Nelle foto vediamo il progetto ufficiale di entrambe le opere e lo scultore pavese con il bozzetto della statua in scala minore.

“Piandarca è un luogo suggestivo ed evocativo”, dice De Paoli, “ho pensato quindi a un S. Francesco inedito, sospeso tra terra e cielo in punta di piedi. Le braccia sono aperte in un abbraccio simbolico al Creato e all’estremità della mano destra ha un’allodola mentre un altro uccello sfiora la sua veste. La figura, in bronzo, si muove come in una danza, in estasi completa. L’altare sarà invece un blocco marmoreo monolitico con alcune figure di uccelli in volo “sbozzate” dal blocco stesso. Gli uccelli prendono forma dal “non finito” (un concetto “Michelangiolesco” molto caro a De Paoli) e stanno per sprigionarsi in volo appena sotto il piano dell’altare.

“E’ stato emozionante”, conclude De Paoli, “vincere questo concorso e poter così rappresentare S. Francesco, patrono d’Italia, in un contesto storico così particolare, al termine (ci auguriamo) di una pandemia che ci ha sconvolto. E’ come se la vita ricominciasse con la più alta preghiera al Creato, con il desiderio di rispettare e amare la terra e le sue creature”.

di Matteo Ranzini

Fonti: Il Ticino 19/06/2020

San Francesco di Antonio De Paoli a Cannara

Monumento alla Guardia Costiera made in Pavia

OPERA DELLO SCULTORE ANTONIO DE PAOLI
Monumento alla Guardia costiera made in Pavia

DOPO il bagno di folla di sabato ad Abbiategrasso per il monumento agli alpini, si sta per scoprire a Livorno la scultura dedicata alla Guardia costiera. L’artista pavese Antonio De Paoli ha infatti terminato l’opera “Energia emergente”, dedicata «agli uomini e donne della Guardia costiera che nel mare salvaguardano la vita di tutti con coraggio e dedizione». Giovedì prossimo la cerimonia di scoprimento a Livorno (una vera e propria inaugurazione è prevista successivamente, in data non ancora fissata), dopo un iter durato 5 anni.

De Paoli aveva infatti vinto il concorso internazionale, bandito dal Provveditorato interregionale per le opere pubbliche Toscana-Umbria – Ufficio opere marittime e Toscana costiera, per un’opera artistica da destinare nella nuova sede della Capitaneria di porto di Livorno.

«Dopo un iter burocratico un po’ più lungo del previsto – ammette De Paoli -l’estate dello scorso anno erano stati definiti gli ultimi dettagli tecnici e insieme all’ingegner Francesco De Amici abbiamo realizzato il cantiere. La parte marmorea è stata la più impegnativa: ero andato a scegliere il blocco da 9 tonnellate di marmo a Carrara». «Si trattava di creare – ricorda lo scultore pavese – un apparato decorativo plastico da apporre sulla cancellata. Sono partito dal logo della Guardia costiera, suddiviso in tre bande orizzontali, per arrivare alle azioni, in particolare al soccorso in mare e all’opera di salvataggio, nella prima delle due lastre in bronzo, dove ci sono due figure che salvano un naufrago su una scialuppa. Nell’altra lastra in bronzo ci sono i mezzi della Guardia costiera, la motovedetta e l’elicottero. La due lastre in bronzo sono inserite nel blocco marmoreo che raffigura la prua di una nave, con anche la zoccolatura scolpita con onde marine».

Sabato scorso, ad Abbiategrasso, era invece stata inaugurata, con una cerimonia molto partecipata la scultura di De Paoli commissionata dalla sezione alpina abbiatense: un globo terrestre sormontato dal cappello con la penna nera.

di Stefano Zanette

Fonti: Il Giorno 19/05/2019

Intervista con De Paoli

Nelle mie opere cerco di trasmettere qualcosa che vada al di là delle immagini

Antonio De Paoli, 53 anni, di origini oltre-padane, è scultore e scenografo. Si laurea nel 1989 a pieni voti all’Accademia delle Belle Arti di Brera. La scenografia lo introduce nel mondo della produzione artistica, prima alla Fininvest, successivamente in Rai come scenografo “titolare”, lavorando alla realizzazione di alcuni programmi: “Paperissima”, “La Melevisione”, “Solle-tico”, il “Giro d’Italia”. Si avvicina all’attività artistica verso la fine degli anni ’90 con il ciclo pittorico, la “Porta del Giubileo” e le 14 formelle della via Crucis nella chiesa di San Vittore a Casorate Primo.

L’impronta artistica parte dal mondo classico e rinascimentale, legato alla metafisica e al neosimbolismo. Teatro e “bottega” delle sue creazioni diviene lo studio d’arte a Corvino San Quirico, tra i suggestivi poggi verdeggianti dell’Oltrepò. Nelle opere De Paoli cerca sempre di trasmettere qualcosa che vada al di là dell’immagine, che evochi il personaggio o gli avvenimenti sacri. Le tematiche sono varie: si passa dai temi sociali a quelli storici, da quelli cristiani ai concetti astratti, legati al mondo moderno dove l’uomo è sempre protagonista.

L’arte sacra diviene l’epicentro della produzione di De Paoli: enti pubblici, soggetti privati, enti ecclesiastici gli commissionano lavori di pittura e scultura, tra i quali si segnalano le sculture in terracotta per l’eremo di Sant’Alberto di Butrio e le statue di San Luigi Versiglia e San Luigi Orione per la facciata della chiesa parrocchiale di Lungavilla. La sua sensibilità e la sua intuizione artistica sono alla base di due opere che spiccano per autenticità e trasporto emotivo: la scultura monumentale posta sulla tomba di Davide Achilli, vigile del fuoco deceduto in servizio a Voghera, e la statua di Giovanni Parisi, pugile tragicamente scomparso, che oggi campeggia di fronte alla sede della Boxe Voghera.

Dal 2013 ad oggi ha vinto dieci concorsi internazionali, portando avanti, in contemporanea, l’attività di scultore in tutta Italia. L’ultimo vinto, quello relativo al progetto della chiesa all’aperto, per quanto riguarda la realizzazione dell’altare e della statua dedicata a San Francesco, nelle vicinanze di Assisi, nel luogo dove il Santo predicò agli uccelli. De Paoli, il suo nome in Oltrepò è legato in particolar modo a due sculture monumentali da lei realizzate: una dedicata alla memoria di Giovanni Parisi, l’altra di Davide Achilli, vigile del fuoco deceduto in servizio.

Come nasce l’idea di una scultura monumentale e nel caso specifico come è nata l’idea di rappresentare proprio “in quel modo” Davide e Giovanni?

«Le opere sono nate da due committenze diverse: per Davide Achilli, la realizzazione dell’opera mi è stata commissionata nel 2010 dal padre, che desiderava un busto tridimensionale che rappresentasse un vigile del fuoco in azione. Invece, per quanto riguarda Giovanni Parisi, la committenza nacque 4 anni dopo ad opera di Antonio Perugino, amico dell’atleta e fondatore dell’Associazione “Tutti insieme per Parisi” e fu inaugurata nel 2016. Anche in questo caso, come per Achilli, ho desiderato rappresentare l’individuo in movimento, nell’atto del combattimento».

Ha avuto piena libertà nella creazione delle opere o spesso chi le commissiona ha delle esigenze che limitano o indirizzano la sua creatività?

«Diciamo che il 70% delle opere che creo, sono progettate ed eseguite con un certo margine di libertà e autonomia. Mi viene dato tempo e spazio per realizzare l’idea. A volte ci sono eccezioni legate a committenze molto specifiche, dove non posso agire in autonomia. Ad esempio nel caso del gruppo Alpini di Abbiategrasso, che mi commissionò un monumento montato su una rotonda in centro città. In quel frangente non ebbi la possibilità di progettare, ma solo di realizzare. Anche per quanto riguarda i concorsi, i vincoli sono parecchi… sia in materia di dimensioni che di tematiche, spesso indicate nei bandi».

Quanto tempo ha impiegato per la loro realizzazione?

«Dipende dal materiale, dalla struttura e dall’iter di realizzazione dell’opera. Tendenzialmente, si parte dalla creazione di un modello in scala reale e successivamente viene fatto lo stampo siliconico, in cera o in bronzo, da parte di una fonderia artistica. Posso dire che, mediamente, un monumento viene ultimato in nove mesi. Naturalmente tenendo conto di eventuali allungamenti in merito alla burocrazia e alla ricerca dei materiali…».

De Paoli, nel suo curriculum figura una lunga carriera tv in qualità di scenografo. Tra i programmi tv più celebri di cui ha curato la scenografia “Paperissima”… Quanto lavoro c’è dietro la realizzazione di una scenografia?

«Diciamo che ho sempre lavorato come assistente scenografo, in quanto affidata-rio della progettazione della scenografia; la realizzazione viene solitamente appaltata a ditte esterne che si occupano di scenotecnica, oppure a laboratori di falegnameria. L’esperienza legata a “Paperissima” è stata molto divertente e interessante, trattandosi delle prime edizioni del programma. Anche in questo caso mi è stato dato un ampio margine di libertà nella realizzazione degli scenari, rapportandomi sempre e comunque alle indicazioni del mio capo.

Una volta approdato in Rai, sono diventato scenografo titolare a tutti gli effetti; tra le mie esperienze, ricordo con piacere “Solletico”, “La Melevisione” e soprattutto “il Giro D’Italia”, per il quale ho realizzato uno studio mobile. Dal 2000 in poi la mia vita cambiò radicalmente, in quanto a Milano si respirava aria di crisi e gli scenografi venivano chiamati dalla sede di Roma.. questo mi portò davanti a un bivio. Trasferirmi a Roma o continuare la mia carriera milanese? Da qui arrivai al cambio di rotta…».

Mi ricollego alla domanda precedente: questo cambio di rotta portò ad un avvicinamento all’attività scultorea. Come iniziò questa passione?

«Qui dobbiamo tornare indietro di qualche anno, perché questo cambiamento arriva da una passione che già portavo avanti in contemporanea all’attività di scenografo: il restauro. Già mi occupavo del ripristino degli affreschi delle chiese. Dalla conoscenza con Don Sante Torretta, parroco di Casorate Primo, nacque un grande rapporto professionale e di amicizia. Gli prospettai l’idea di occuparmi del ciclo pittorico ex novo delle due cappelle laterali e dell’abside della chiesa di San Vittore; immediatamente mi misi subito al lavoro, progettando come farebbe un maestro rinascimentale. A partire dagli ultimi anni ’90 iniziai a lavorare come scultore; il mio primo lavoro fu la creazione di 14 formelle della via Crucis nella chiesa di San Vittore a Casorate Primo.

Nel 2000 creai la “Porta del Giubileo” inaugurata da Monsignor Ravasi, rappresentazione della storia della cristianità dalla Bibbia ai tempi nostri, ultimata nel 2002 con la creazione delle due porte laterali. Nel 2004 realizzai un altorilievo in terracotta all’ingresso dell’eremo di Sant’Alberto di Butrio, dedicato al Miracolo del Pozzo. Nel 2008, mi occupai della grotta sottostante all’abbazia con la statua dedicata al Santo. Tra le opere più recenti, ricordiamo il monumento dedicato a Don Remotti, sito a Casalnoceto.

Tra gli ultimi lavori più importanti il monumento dedicato ai Vigili del Fuoco del Comando Provinciale di Lodi e il complesso scultoreo dedicato alla Guardia Costiera di Livorno. Il tema che ho scelto per l’opera è attualissimo, ovvero il soccorso in mare, per il quale sono mobilitati da anni uomini e mezzi della Guardia Costiera. L’opera si caratterizza per la stilizzazione di una prua (3 X 5 metri) in marmo di Carrara, che interromperà la cancellata davanti alla sede; sotto di essa sono state scolpite le onde, mentre un blocco in cemento ha ospitato due pannelli bronzei. Sul primo è stata raffigurata una scena di salvataggio in mare (con mani e braccia tese nello sforzo del soccorso), sul secondo sono raffigurati i mezzi di soccorso (elicotteri e motovedetta)».

A che movimento appartengono le sue opere e quali sono le tematiche affrontate?

«è una domanda interessante, anche perché non è facile rispondere… al di là delle varie correnti artistiche, mi considero un po’ un outsider. La mia base di partenza è sempre e comunque il mondo classico e rinascimentale, legato alla metafisica e al simbolismo. Potrei definirmi un neosimbolista, figurativo, ma non troppo! Nelle mie opere, cerco sempre di trasmettere qualcosa che vada al di là dell’immagine, che evochi il personaggio o gli avvenimenti sacri. Le tematiche sono varie: si passa dai temi sociali a quelli storici, da quelli cristiani ai concetti astratti, legati al mondo moderno».

Ad un certo punto della sua carriera si è dedicato all’arte sacra: dalle sculture in terracotta per l’eremo di Sant’Alberto di Butrio alle statue di San Luigi Versiglia e San Luigi Orione per la facciata della chiesa parrocchiale di Lungavilla. Da dove è giunta l’ispirazione per gli affreschi e l’arte sacra?

«Le opere nascono sempre da committenze pubbliche e private. In questo caso, il passaggio da pittura a scultura è nato da una casualità, legata appunto all’incontro con Don Sante Torretta, anche se la mia attività di scultore è nata in studio parallelamente all’attività di scenografo. Dai primi anni ’90 ho sentito l’esigenza di rendere i miei quadri tridimensionali, le forme tendevano a uscire dalla composizione e da qui la necessità di farle diventare sculture vere e proprie. Questo è stato il punto di partenza per la mia arte scultorea… dal 2010 in poi, mi sono avvicinato un po’ di più all’arte laica e alle opere pubbliche, con la creazione dei monumenti dedicati a Giovanni Parisi e Davide Achilli».

Teatro e “bottega” delle creazioni di De Paoli è lo studio d’arte a Corvino San Quirico. Corvino e l’Oltrepò in generale le sono di ispirazione?

«Corvino San Quirico è stata la casa di campagna dei miei antenati. Ho trasformato in atelier la cappella di famiglia, risalente al ‘600. Sì, posso dire che il territorio dell’Oltrepò mi dà la serenità e la tranquillità necessaria a coltivare l’ispirazione, soprattutto per il fatto che lo studio è collocato in una posizione di mezzo, tra il paese e la campagna…. Confesso che, a volte, sembra di stare in un’altra epoca…».

Di De Paoli dicono: “artista pavese, costantemente alla ricerca di nuove forme e plastica rappresentatività per raccontare l’uomo e il suo territorio”. Sta già lavorando per il futuro in questa direzione?

«Certo, cerco sempre di capire il rapporto che lega l’essere umano al territorio e al suo tempo. Sto lavorando al progetto per la chiesa, sita nelle vicinanze di Assisi… al momento mi trovo a Carrara, alle prese con la ricerca del marmo per la realizzazione dell’altare e della statua dedicata a San Francesco». Ritiene l’Oltrepò e gli oltrepadani “dotati” di sensibilità artistica? «Posso dire che l’Oltrepò Pavese sia più generoso di altri territori… Voghera, in alcune cose, è più aperta di Pavia…. Infatti, oltre alle due statue delle quali le ho parlato, nel 2012 ho realizzato anche il monumento dedicato a Davide Achilli, montato su roccia dolomitica, posto davanti alla caserma dei Vigili del Fuoco».

di Federica Croce

fonti:

Intervista con De Paoli

intervista con De Paoli

L’inaugurazione di due opere dello scultore pavese De Paoli

II monumento agli alpini ad Abbiategrasso e quello per la sede della Guardia Costiera di Livorno

L’inaugurazione di due opere dello scultore pavese De Paoli

Da un’inaugurazione all’altra. E’ particolarmente vivace il mese di maggio per lo scultore pavese Antonio De Paoli.

Sabato 11 maggio ad Abbiategrasso è stata scoperta la scultura realizzata per il corpo degli alpini; in concomitanza con il fine settimana che ha visto il raduno nazionale delle “penne nere” a Milano De Paoli ha tagliato il nastro dell’opera situata in una rotonda della cittadina, raffigurante il globo sovrastato dal capello degli alpini, a simboleggiare l’impegno del corpo a difesa della collettività.

Un corteo con circa 500 tra alpini (alcuni provenienti anche dalle zone terremotate di Amatrice e Accumoli), amici e abitanti della cittadina è sfilato fino a raggiungere la rotonda dove è stata scoperta l’opera dell’artista pavese; nella piazza del Municipio si sono tenute, poi, le elocuzioni con i rappresentanti delle istituzioni. L’idea del monumento è partita dai leader dell’Associazione Alpini di Abbiategrasso che hanno pensato alla rappresentazione del pianeta sovrastato
dalla penna nera non come dominio militare ma come senso di protezione pensando alle tante missioni di pace nelle quali sono protagonisti; De Paoli l’ha realizzato con una intelaiatura d’acciaio intorno alla quale è stato realizzato del finto marmo con venature e riprodurre i cinque continenti. Intorno sono posti 6 pilastrini con le effigi dei corpi d’armata di tutta Italia.

Giovedì 23 maggio, invece, si terrà a Livorno (ore 11.00) la pre-inaugurazione con scoprimento della scultura che Antonio De Paoli ha realizzato per la sede della Guardia Costiera. Dopo un per-corso quinquennale (tra ritardi della burocrazia) che l’ha visto trionfare (su una platea di 200 partecipanti) nel concorso internazionale indetto per abbellire la sede finalmente si scopre la prua ideale della nave (motovedetta) realizzata in marmo di Carrara (da un blocco di 12 tonnellate, con tanto di onde in altorilievo) con l’inserimento di pannelli bronzei sui quali sono stati raffigurati gli interventi della Guardia Costiera per il salvataggio di vite umane in mare (nella placca retrostante campeggia il motto Omnia Vincit Animus).

Alla pre-inaugurazione (cui parteciperà la Fanfara della Guardia Costiera) seguirà un futuro evento con il coinvolgimento delle più alte cariche del Ministero delle Infrastrutture. Il progetto statico è stato realizzato dall’ing Francesco De Amici, il monumento è alto 3 metri e il montaggio è stato particolarmente delicato. Ma il grande giorno è arrivato e dopo 5 anni De Paoli può finalmente dare corpo alla sua creazione.

DI MATTEO RANZINTI

Fonte: Il Ticino 17/05/2019

alpini Abiategrasso