Pronto il monumento per Parisi

VOGHERA

Lo scultore De Paoli sta realizzando una statua per ricordare il campione di boxe

Una statua per «Flash» Giovanni Parisi: l’indimenticabile campione vogherese della boxe. Sarà alta due metri, fatta di acciaio e bronzo e «sprigionerà energia e vitalità». Il progetto del monumento dedicato a Giovanni Parisi nasce nella primavera del 2014 dall’iniziativa del comitato «Tutti insieme per Giovanni Parisi». La statua sarà inaugurata il 19 marzo nel giardino antistante la palestra della Boxe Voghera, a cento metri dal PalaOltrepo. Antonio De Paoli, scultore di 49 anni, da quest’estate ha cominciato a realizzare il monumento dal bozzetto iniziale. Sarà alto due metri; verranno utilizzati acciaio corten (un tipo di acciaio che raggiunge un’ossidazione rossastra) e bronzo. De Paoli ha già realizzato opere importanti. Nel giugno scorso ha inaugurato un monumento di 27 metri collocato nella caserma dei vigili del fuoco di Lodi. «La sfida era interessante perché era un monumento dedicato alla memoria – spiega l’artista – Mi sono proposto di non realizza-re una statua retorica, ma estrapolare l’energia di Parisi». Verrà proposta la figura del pugile
in combattimento che esce dal-la prima pagina della Gazzetta dello Sport. «Come se si materializzasse dalla storia per perpetuare la sua memoria», spiega ancora lo scultore. La statua verrà inaugurata il 9 marzo in
concomitanza del ventennale della vittoria di Parisi del campionato mondiale dei superleggeri a Milano contro Fuentes. L’opera è stata scolpita da un blocco unico come se fosse marmo. La statua ha una forma indipendente in bronzo, mentre la pagina del quotidiano sportivo è in acciaio. Lo studio dell’artista è a Corvino San Quirico. Nei giorni scorsi hanno fatto visita allo scultore il presidente del comitato Antonio Perugino, che aveva promosso l’iniziativa, e la moglie di Giovanni Silvia Hrubinova. «Il progetto mi è piaciuto dall’inizio, mi interessava la somiglianza -commenta la moglie di Parisi -Per lo scultore è stata un’opera difficile perché De Paoli non ha mai conosciuto Giovanni. Non era facile fare il volto. Mi sono emozionata». «Un progetto voluto da tante persone in tutta Italia e anche all’estero: dagli appassionati di pugilato a chi gli voleva bene», conclude Perugino. (rn.q.)

REALIZZATA DALLO SCULTORE DE PAOLI E MOSTRATA IN ANTEPRIMA UN’OPERA D’ARTE A MEMORIA DEL PUGILE PARISI

«NON ho voluto fare una semplice statua commemorativa, ma un’opera «viva», che trasmetta la vitalità di Giovanni». Lo scultore Antonio De Paoli, ieri mattina nel suo studio a Corvino San Quirico, ha mostrato in anteprima il monumento dedicato a «Flash» Parisi. E Antonio Perugino, presidente del Comitato «Tutti insieme per Giovanni Parisi», insieme a Silvia Hrubinova, la vedova di Parisi, ne sono rimasti profondamente emozionati.

Leggi di più

Un’opera d’arte racconta St-Vincent

Giovedì scorso è stata inaugurata in Municipio una scultura di Antonio De Paoli

SAINT-VINCENT Un’opera in terracotta refrattaria rosa al quarzo con acciaio e vetrofusione della lunghezza di nove metri adorna la sala consiliare del Municipio di Saint-Vin-cent. E’ stata inaugurata giovedì scorso, 24 settembre, la scultura “Riflessi di storia”, vincitrice del concorso nazionale bandito lo scorso anno e vinto dall’artista pavese Antonio De Paoli. «Il concorso di idee – ha introdotto l’assessore Carmen Jacquemet – è nato dal vincolo di spendere l’uno per cento dei fondi destinati alle opere pubbliche in manufatti artistici. Dello scultore, già noto in Valle per essere il creatore dell’opera “La genesi di Fontechiara” di Issime, la giuria del concorso ha voluto premiare l’attenzione posta all’elemento naturale più rappresentativo per Saint-Vincent: l’acqua». L’opera racconta infatti proprio la storia di Saint-Vincent attraverso l’acqua: dal 1325, inizio dello scavo del canale Ru Courtaud, alla scoperta dell’abate Perret che nel 1770 valorizzò le particolarità benefiche dell’acqua della Fons Salutis. «Quando ho deciso di partecipare al concorso – ha spiegato lo scultore Antonio De Paoli – mi sono documentato sul paese, alla ricerca di un elemento che potesse riassumerne la storia e ho trovato nell’acqua la mia principale fonte di ispirazione. La scelta dei materiali mi ha portato ad utilizzare il vetro per riprodurre l’effetto visivo di un fiume, metafisica rappresentazione ricca di interpretazioni, la terracotta refrattaria rosa per il bassorilievo e l’acciaio corten come supporto per l’intera scultura. Vista l’importante presenza nella sala del lampadario, anch’esso in vetro, ho voluto legarmici visivamente, per creare un’armonia capace di generare quel muto dialogo che, a mio avviso, deve nascere tra osservatore e opera». Posta sulla parete inclinata di sessantacinque gradi della sala, pesa mezza tonnellata. I lavori di posizionamento hanno richiesto quindici giorni di lavoro. Presente all’inaugurazione era pure una delegazione di Voghera, giunta per rafforzare il legame tra i due Comuni.

Da sinistra il parroco don Pietro Panceti, lo scultore Antonio De Paoli e il sindaco Mado Borgio con alle spalle l’opera inaugurata giovedì scorso nella sala consiliare del Municipio di Saint-Vincent

Edoardo Alliod

La Vallée Notizie
SABATO 26 SETTEMBRE 2015

Inaugurata a Saint Vincent l’opera d’arte dello scultore pavese Antonio De Paoli

Nella Sala Consiliare del Comune

Inaugurata a Saint Vincent l’opera d’arte dello scultore pavese Antonio De Paoli
Si intitola “Riflessi di storia” l’ultima creazione dell’artista pavese Antonio De Paoli. Giovedì 24 settembre è stata inaugurata nel-a Sala Consiliare del Comune di Saint Vincent, dove ora campeggia in tutta la sua bellezza. Alla presenza di autorità locali civili e religiose l’opera è stata scoperta dopo quattro, mesi trascorsi tra progettazione e realizzazione. Antonio De Paoli è alla sua seconda “affermazione” in Valle D’Aosta, ha infatti già vinto (nel 2013) un concorso nel comune di Issime per la realizzazione di un monumento di fronte all’edificio scolastico Z’Lannsch House. Per il Comune di Saint Vincent ha creato un’opera composta da terracotta refrattaria rosa al quarzo con Corten e vetrofusione per uno sviluppo in lunghezza di circa 9 m montata sulla parete interna della Sala, inclinata di 65°. Si tratta di un grande bassorilievo che racconta, con le sue rappresentazioni simboliche, la storia di Saint Vincent attraverso l’acqua: dal 1325 — inizio dello scavo del canale Ru Courtaud alla scoperta del abate Perret che nel 1770 trovò le particolarità bene-fiche dell’acqua della Fons Salutis, primo passo per la costruzione delle Terme. Il complesso tridimensionale “taglia” longitudinalmente la parete e attraverso i riflessi del rilievo in vetrofusione rappresenta la dina-mica dello scorrimento dell’acqua come l’inarrestabile procedere del tempo. La composizione è studiata dal punto di vista prospettico per inserire nel suo contesto la silouette del grosso lampadario in vetro di Murano già presente nella Sala. L’illusione che si è voluto dare è di una cascata che si riversa nel fiume in vetrofusione. Sui pannelli geometrici in Corten sono montati due bassorilievi ín terracotta refrattaria rosa che raccontano i due avvenimenti della storia locale citati precedentemente. Lo scultore ha voluto concepire un opera non decorativa ma ricca di significati che possono, in qualche modo, identificare la storia di Saint Vincent e la sua comunità. L’inaugurazione è stata impreziosita dal brindisi offerto dalle Cantine Doria di Montalto Pavese. Un altro successo per De Paoli dopo la recente inaugurazione dell’opera per la nuova sede dei Vigili del Fuoco di Lodi e dell’opera realizzata sul lungomare di Sapri raffigurante la celebre “Spigolatrice”. Matteo Ranzini

IL TICINO

Anno 124 – n.35

Venerdì 25 settembre 2015

Antonio De Paoli al lavoro all’opera per il municipio di St-Vincent

Un’opera monumentale racconta Saint-Vincent

Per il municipio di Saint-Vin-cent ha creato un’opera composta da terracotta refrattaria rosa al quarzo con acciaio e vetrofusione per uno sviluppo in lunghezza di circa 9 metri, montata su una parete interna, inclinata di 65 gradi. Antonio De Paoli, scultore di Pavia, già noto in Valle d’Aosta per aver vinto un concorso nazionale per la realizzazione di un monumento di fronte all’edificio scolastico di Issime nel 2013, da anni arricchisce piazze, chiese, edifici pubblici e privati in Italia con le sue sculture monumentali. L’artista, oggi alle 16 nella sala consiliare, inaugurerà l’opera d’arte «Riflessi di storia» grande bassorilievo che racconta, con le sue rappresentazioni simboliche, la storia di Saint-Vincent attraverso l’acqua: dal 1325, inizio dello scavo del canale Ru Courtaud, al-la scoperta dell’abate Perret che nel 1770 trovò le particolarità benefiche dell’acqua della Fons Salutis, primo passo per la costruzione delle Terme. «L’illusione che ho voluto da-re è quello di una cascata che si riversa nel fiume in vetro fusione – dice De Paoli -. Sui pannelli geometrici in Corten ho montato due bassorilievi in terracotta refrattaria rosa che raccontano i due avvenimenti della storia locale legati all’acqua». La progettazione e la realizzazione della scultura di De Paoli, con il suo complesso montaggio, è durata più di 4 mesi. L’autore ha curato personalmente ogni dettaglio affinché i vari materiali uniti dessero una lettura coerente e armonica identica al bozzetto tridimensionale vincitore di concorso, bandito al momento della realizzazione del nuovo municipio. La maggiore difficoltà è stata riscontrata durante il montaggio di due settimane, che ha sfidato la forza di gravità su una parete inclinata ricoperta da pannelli in cartongesso dietro cui si so-no dovuti installare telai di sostegno in ferro sulle travi in ce-mento del tetto. D. G.

LA. STAMPA
GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2015
Cultura &Spettacoli

Un’opera d’arte in Municipio

A Saint-Vincent l’inaugurazione di “Riflessi di storia”

SAINT-VINCENT Giovedì prossimo, 24 settembre, alle 16 nella sala del Consiglio di Saint-Vincent, in presenza delle autorità locali, regionali e religiose verrà inaugurata l’opera d’arte “Riflessi di storia” di Antonio De Paoli. L’autore dell’istallazione artistica è uno scultore di Pavia già noto in regione per aver vinto un concorso nazionale per la realizzazione di un monumento di fronte all’edificio scolastico Z’l.annsch House di Issime nel novembre del 2013. E’ un artista che da anni arricchisce piazze, chiese ed edifici pubblici e privati in Italia con le sue sculture monumentali unendo spesso acciaio corten e bronzo. In questo caso, per il Municipio di Saint-Vincent, ha creato un’opera composta da terracotta refrattaria rosa al quarzo con corten e vetrofusione per uno sviluppo in lunghezza di circa nove metri montata sulla parete interna della sala, inclinata di sessantacinque gradi. E’ un grande bassorilievo che racconta, con le sue rappresentazioni simboliche, la storia di Saint-Vin-cent attraverso l’acqua: dal 1325, inizio dello scavo del canale ru Courtau, alla scoperta dell’Abate Perret che nel 1770 valorizzò le particolarità benefiche dell’acqua della “Fons Salutis”, primo passo verso la costruzione delle Terme. Il complesso tridimensionale “taglia” longitudinalmente la parete e attraverso i riflessi del rilievo in vetro fusione rappresenta la dinamica dello scorrimento dell’acqua come l’inarrestabile procedere del tempo. La composizione è studiata dal punto di vista prospettico per inserire nel suo contesto la silhouette del grosso lampadario in vetro di Murano già presente nella stanza. L’illusione che si è voluta dare è di una cascata che si riversa nel fiume in vetrofusione. Sui pannelli geometrici in corten sono montati due bassorilievi in terracotta refrattaria rosa che raccontano i due avvenimenti della storia locale citati precedentemente. La progettazione e realizzazione della scultura di Antonio De Paoli con il suo complesso montaggio è durata più di quattro mesi.

La Valleé
NOTIZIE ANNO XXX – NUMERO 39
SABATO 19 SETTEMBRE 2015
IL SETTIMANALE DELLA VALLE D’AOSTA

“Istinto supremo”, un’opera d’arte celebra a Lodi lo spirito eroico dei pompieri di tutto il mondo e di ogni tempo

Con il suggello della scultura di Antonio De Paoli, inaugurata lo scorso 9 giugno, il lavoro di costruzione del Comando provinciale dei Vigili del Fuoco di Lodi, può dirsi ormai concluso. Non un semplice “tocco finale”, e non solo un «monumento ai caduti, ma un inno alla vita e al futuro», come ha detto l’artista durante la toccante cerimonia di inaugurazione

L’opera è dedicata all’istinto supremo, quella zona d’ombra che configura il nostro servizio, in cui si vince il proprio istinto di sopravvivenza», ha spiegato il Comandante provinciale del Comando di Lodi, Massimo Stucchi. «Per quanto si stia attenti a non farsi male e si sia protetti da adeguati strumenti, ci si trova spesso in quella zona d’ombra, di fronte a scelte che purtroppo possono anche rivelarsi sbagliate. L’istinto supremo è quindi l’espressione massima della dedizione agli altri, quel “tentare il tutto per tutto” che è costato la vita a tanti di noi», ha proseguito il comandante, ricordando come esempio il sacrificio
Presenti alla celebrazione le Autorità provinciali e cittadine, i Vigili del Fuoco dei distaccamenti volontari di Casalpusterlengo e Sant’Angelo, insieme ai rappresentanti delle associazioni d’arma e al gruppo bandistico Città di Lodi, con alla testa un piccolissimo tamburino, mascotte del gruppo
estremo dei pompieri di New York vittime del crollo delle Torri Gemelle. «In questa caserma nuovissima non era stato ancora dato il giusto rilievo a chi aveva perso la vita e vogliamo dedicare questo monumento ai tanti di noi che non sono mai stati celebrati», ha continuato spiegando che «il gruppo scultoreo monumentale si inserisce nel contesto architettonico della caserma e con la rampa espositiva diventa un sito interattivo al variare delle sue funzioni. Si tratta infatti di una sorta di “teca espositiva”, che potrà fare da cornice di volta in volta a diversi temi». Nell’occasione, infatti, sulla rampa del complesso monumentale, a far bella mostra di sé un mezzo che ha fatto storia restaurato dai vigili del Fuoco.

È stata poi presentata nel dettaglio la scultura, a cura dello stesso artista, Antonio De Paoli. «Un altare laico interattivo», lo ha definito il maestro nella sua presentazione, «un bassorilievo che prende vita,  diventando tridimensionale e offrendo un’istantanea dell’azione di soccorso»
«In questa fusione dell’organico e meccanico si trova il simbolo di uomini uniti ai mezzi che formano una “macchina di soccorso” diventando un “corpo solo” creato per la salvaguardia dell’esistente», scrive il critico d’arte Teresio Fasani…

La scultura, realizzata in bronzo e acciaio, coglie infatti l’attimo drammatico del salvataggio di un uomo seppellito dalle macerie, di cui si vede solo una mano implorare aiuto. È un Vigile del Fuoco di oggi a tendergli la mano, ma c’è un’altra presenza che lo assiste nell’impresa, un pompiere in divisa storica che impugna una lancia antincendio per spegnere gli ultimi focolai di un rogo. « Il tutto si svolge in piena interazione spaziotemporale», ha spiegato il maestro, « rappresentando una sorta di passaggio di consegne dalla storia all’attualità». È stata poi la volta del prefetto Antonio Corona, Che nel suo intervento ha fatto riferimento all’immaginario infantile, dove è ben presente la figura del pompiere, incarnando spesso il sogno di una futura professione. Ha reso poi omaggio ai Vigili del Fuoco nel loro complesso, «che lavorano senza un copione prestabilito con la passione che fa gettare il cuore oltre l’ostacolo». Prima della scopertura del monumento, il Vescovo di Lodi, Monsignor Maurizio Malvestiti ha impartito la benedizione con le belle parole: «L’istinto supremo è quello che raccoglie ogni sacrificio per dare eternità all’amore».

 

L’arte pavese

La sua storia e il suo messaggio DALL’OTTOCENTO AI GIORNI NOSTRI

Nasce a Pavia negli anni ’60. Dopo la maturità liceale, si iscrive all’Accademia di Brera a Milano concludendo a pieni voti il corso quadriennale di scenografia. Inizia quindi il lavoro di scenografo e, agli inizi degli anni ’90 realizza le sue prime mostre di pittura presso prestigiose gallerie di città come Firenze, Genova e Pavia. In quel periodo è assunto alla RAI per programmi educativi rivolti ai ragazzi. Frequenta un corso di restauro a Firenze completando la sua formazione artistica. Da li ha inizio una febbrile attività nel campo della scultura e della pittura ottenendo numerosi riconoscimenti e successi da parte delle autorità e al riscontro favorevole del pubblico.
Sue opere sono oramai presenti in numerose città. Nel pavese, per il momento il suo en plain si trova a Casorate Primo. Le sue opere si rivelano concettuali e impegnate. Il linguaggio di queste rappresentazioni indaga sui valori
dell’esistenza e si coglie il messaggio che esse lanciano con l’osservazione. Ma già E scattata l’attrazione estetica che ammaglia a prima vista e che supera l’interesse culturale. Questo subentra in seguito, analizzando e separando per poi ricomporre armonicamente il tutto. Così i sentimenti suscitati concorrono a formulare pensieri; e cuore e testa, sentimento e ragione collaborano a vicenda. Li bello passa al vero e la sintesi si fa essenziale ma al tempo stesso felice perché fa crescere, maturare e sviluppare. Ciò che era staccato e separato, De Paoli riesce a collegare, e lo squilibrio iniziale si compone in equilibrio come si conviene a qualunque essere umano. L’analisi aveva rivelato l’esistenza in difficoltà, con problemi, e prove che Antonio descrive attraverso personaggi rannicchiati o contorti con occhi a volte sbarrati, a volte impauriti, a volte persi nel vuoto ma poi, con la fiducia e l’impegno costante, si intravede la soluzione. Ed ecco l’apparire di altri corpi
slanciati verso l’alto ad esibire tutta la loro potenza e la loro eleganza. In ogni caso, sia nel groviglio dei problemi sia in quello del loro supera-mento il movimento è il sale, l’ingrediente sempre presente in queste opere attraverso torsioni, flessioni e circonduzioni dei corpi. Così pure tanta liberazione di energia si nota nella forza dei gruppi marmorei incompiuti simili alla Pietà Rondanini di Michelangelo o nelle stupende raffigurazioni spaziali e surreali di globi e masse fuggenti intersecanti tra loro, o nelle fantastiche composizioni metafisiche di vaste campiture cromatiche tra di loro armoniche e gradevoli. In questo modo De Paoli riesce a raggiungere un felice equilibrio tra classico e moderno senza avventurarsi nell’informale o adagiarsi nel realismo fotografico. La forma non viene rinnegata e degradata ma vivificata e animata. La sobrietà, l’austerità e la compostezza del classico costituiscono il substrato essenziale di una vita dinamica tesa a un continuo superamento; il classico riceve la gioia, il tumulto vigoroso del moderno ed ambedue si rivelano non antitetici ma, l’un per l’altro. A volte ci sembra di trovare l’unica nota di riserva per questo artista nelle prime opere pittoriche giovanili di argomento religioso, dove certi gruppi di personaggi appaiono costruiti da atteggiamenti forzati per ottenere certi effetti; si ha l’impressione di gesti un po’ teatrali con pose ricercate. Probabilmente De Paoli all’inizio si era accostato al sacro con grande trepidazione e riverenza ma causando qualche condizionamento. Piena maturazione invece si nota nell’ultima mostra personale di Soncino dove si nota un’equilibrata evoluzione.

ALDO CICERI
L’arte pavese
La sua storia e il suo messaggio DALL’OTTOCENTO AI GIORNI NOSTRI
SECONDA EDIZIONE RIVEDUTA E AMPLIATA

L’impeto della creazione nel tumulato della primitive emozioni

Uno degli errori in cui più spesso si incorre, allorché si è chiamati ad esprimere un giudizio critico su un’artista, consiste nel fare comparazioni per sottolinearne la grandezza. Occorrerebbe conoscere più da vicino Antonio De Paoli per tentare di scoprire la sua più vera autentica personalità. L’artista infatti porta a piena realizzazione il suo processo creativo pro-rio nel ciclo delle opere qui esposte.

La sua carica di umanità è solcata in queste terre refrattarie come una forza liberatrice e spinge inevitabilmente i suoi soggetti verso la dissoluzione fisica.
Le sue “metamorfosi” sono una presenza netta, anche se tipica in ogni opera d’arte, come la vita biologica che sta al mutamento incessante della realtà oggettiva, intensa espressione di un innegabile dinamismo interiore.
I sentimenti che Antonio De Paoli esprime si possono cogliere nella sua poliedrica attività che spazia dalla pittura alla scenografia, fino alla scultura. Ma è proprio nel modellato che a mio giudizio si scopre la massima esaltazione della sua creatività e della sua tecnica.
Egli cioè concepisce la sua trama artistica nell’infinito, imprimendo con immediatezza e forza i segni della modellazione senza alcun pentimento o esitazione.
Tali segni estrosi, decisamente nervosi dei polpastrelli, rivelano una tale sicurezza nella manipolazione della terra duttile da provocare sgomento nell’osservatore assiduo.
La tematica viene semplificata conferendo alle composizioni un aspetto vagamente simbolista.
In talune parti il modellato appare appena accennato, e questa è una particolarità che induce l’osservatore ad interloquire con esso, vuole coinvolgerlo in armoniose stilizzazioni lasciando il posto a meditazioni piuttosto profonde
Una personalità riflessiva, quasi introversa, umile, disposta più ad ascoltare che a parlare, è uno spirito tormentato alla ricerca di qualcosa che sembra non trovare mai. Un divenire che si rivela in queste sue creature corrose dal fuoco, un fuoco soprattutto interiore che si ali-menta giorno per giorno con gli stati d’animo fatti di pensieri, di originari sensi, di straordinari e corrosive visioni.
“Abbozzare con fuoco ed eseguire con flemma” teorizzava Winckelmann ai suoi allievi. Se si potesse osservare l’artista mentre lavora, si riuscirebbe forse a spiegare il tormento del suo modellato carico di umanità, egli da forza all’invisibile, al non esprimibile nel senso enunciato da Paul Klee: “il ruolo dell’arte non quello di riprodurre il visibile. E’ quello di renderlo visibile”.
Le mani, plasmano la materia per raggiungere un unico stato d’animo, sintesi di tutti i precedenti. Così il lavoro di De Paoli è indissolubile dall’artista: l’affermazione della sua umanità e si concretizza nella conseguente libertà di espressione. Una libertà ispirata soprattutto dalla prodigiosa genialità contenuta nel repertorio dell’arte canoviana, i bozzetti quella radice sfuggente al grande pubblico: De Paoli come Antonio Canova, si serve dei bozzetti perchè li considera la prima vera idea dell’opera, legata al concepimento estemporaneo.
Poi si compie il passaggio dal bozzetto alla realizzazione in scala a grandezza naturale che si esprime in molte realizzazioni di Antonio De Paoli; come risulta chiaro in opere di committenza ecclesiale comprendenti: statue, lunette e portali di chiese.
Nelle terrecotte che oggi si ammirano, collocate in questo splendido contesto medioevale, si integrano perfezione ed elementi che consentono all’artista di evocare, come in una anamnesi, il mondo esistenziale. Queste terrecotte riportano alla memoria un aspetto un po’ dimenticato dell’arte e cioè il momento della creazione, del concepimento. Si assiste attoniti al susseguirsi continuo di sapienti alternanze di pieni e di vuoti, in contrasti di masse chiaroscurali, dove domina la narrazione ma senza nessun tono retorico. Senza dubbio in queste opere si può cogliere l’indole riflessiva e, talvolta, impetuosa come risulta dagli improvvisi solchi della miretta che si alternano all’impalpabile, levigato candore delle carni: “Perché sempre gli uomini sono stati composti di carne flessibile e non di bronzo”
Per De Paoli le regole non devono costituire mai una barriera rigida che imprigiona l’artista, ma possono e devono essere utilizzate per sgombrare pregiudizi e condizionamenti.
Le scelte coraggiose dell’artista si fondono sulla capacità e sulla determinazione di rifiutare la visione di un mondo preconfezionato. Il nostro sistema visivo è particolarmente attratto dalle forme e dal dinamismo che esse creano; l’alternanza dei pieni e dei vuoti generano, per-tanto, la percezione del movimento illusorio, introducono al suo dinamismo. De Paoli dimostra dunque in queste sue “creature” il legame inscindibile con le teorie Wanburghiane, interpretato attraverso un articolato e colto percorso iconografico, che ci aiuta a comprendere il suo pensiero più che la realtà oggettiva.

Antonio Falbo

Romano di Lombardia 14-XI-07